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Archetipi del sottosuolo è un'antologia di testi medico-filosofici, per la maggior parte inediti in Italia, in cui affiora una singolare quanto suggestiva rappresentazione della vita onirica. Ma il discorso medico sul sogno inevitabilmente conduce su altre strade, sconfina in altri campi del sapere: antropologia, letteratura, arte, sociologia, fino a coinvolgere tutti gli aspetti della vita diurna degli uomini del XIX secolo. Agli occhi dello scienziato dell'Ottocento la fisiologia del sonno coincide con uno stato patologico del sogno. Allucinazioni, deliri, epilessia, isteria, catalessi, sonnambulismo, alienazione mentale sono tutti fenomeni che, in un modo o in un altro, sono riconducibili all'immagine di un corpo sognante. Un corpo che, a causa della sua natura proteiforme e metamorfica, si trasforma liberamente, senza poter essere bloccato, cristallizzato in una diagnosi definitiva. Ed è proprio attorno a questo nucleo originale della patologia onirica, di cui l'incubo costituisce l'accesso che "riecheggia - come direbbe Didi-Huberman il pathos del tempo" e affiora il lato sintomatico di ogni cultura, la sua radice primitiva e arcaica formicolante di tutte quelle immagini insepolte destinate a sopravvivere nelle pulsioni, nelle angosce e nel terrore che la loro apparizione suscita agli occhi del sognatore paralizzato e pietrificato all'improvviso dallo sguardo di Medusa.